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Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

Mancano meno di 50 giorni all’inaugurazione ufficiale di EXPO 2015, l’esposizione universale che si terrà dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 a Milano e che avrà come tema portante quello del cibo e della nutrizione (il pay-off scelto per la manifestazione, non a caso, è Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita).

In occasione di questo importante evento mondiale, che porterà nel capoluogo milanese qualcosa come 20 milioni di visitatori, Maggioli Editore propone ai lettori di Ediltecnico una selezione di volumi dedicati alle edizioni precedenti dell’Expo e  allo studio dei padiglioni italiani delle prime esposizioni fino al progetto di Palazzo Italia per l’Expo 2015 di Milano.

La guida essenziale è Cibo, energia, pianeta, vita = EXPO 2015 di Carlo Ponzini: un libro essenziale per i visitatori consapevoli che, leggendolo, sapranno cosa aspettarsi da questo evento internazionale nella sua interezza.

Per chi desiderasse ampliare il discorso sull’esposizione universale dal punto di vista architettonico, consigliamo EXPO: da Londra 1851 a Shangai 2010 verso Milano 2015, un catalogo delle diverse edizioni a partire dalla prima di Londra del 1851.

Nel dettaglio della storia dei padiglioni italiani, presenti nelle varie edizioni dell’esposizione universale, entrano Alessandro Bianchi, Lidia Bolgia, Mariagrazia Amendola con Studi sul padiglione italiano nelle esposizioni universali, un dettagliato studio dei padiglioni italiani, che dagli albori delle prime esposizioni ci conduce fino ai giorni nostri, al progetto di Palazzo Italia per l’EXPO 2015 di Milano.

Infine, un volume che analizza come l’EXPO possa cambiare pelle a una città. È il caso di Saragozza protagonista di EXPO 2008 Saragozza, dove Riccardo Dell’Osso mostra come si sia trasformata la città con nuove strutture e servizi per la mobilità e per il cittadino.

copertina 04194  ponzini Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

Cibo, energia, pianeta, vita = expo 2015

Carlo Ponzini , 2015, Maggioli Editore

Con questa seconda  edizione della pubblicazione l’Autore vuole rendere maggiormente coscienti i lettori sul tema di EXPO Milano 2015, in modo che leggendo questo libro sapranno cosa aspettarsi da questo evento internazionale nella sua interezza. Gli EXPO son una manifestazione…

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ad2570b8654097a83afa3f664f4a5f86 sh Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

Studi sul padiglione italiano nelle esposizioni universali

Alessandro Bianchi, Lidia Bolgia, Mariagrazia Amendola , 2013, Maggioli Editore

“Negli anni precedenti il1928, ciascuna nazione, in tutta libertà e senza consultare altri paesi, poteva decidere in merito all’opportunità di farsi promotrice di una esposizione universale o internazionale speciale, stabilendo essa stessa un apposito regolamento che doveva essere…

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3b5dea1a3654de5805da239b94a00cc4 sh Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

EXPO

Riccardo Dell’Osso , 2008, Maggioli Editore

I materiali raccolti nel libro costituiscono l’esito di un lavoro di ricerca condotto dall’autore, con un gruppo di ricercatori e studiosi delle Università degli Studi di Catania e Pavia, con l’obiettivo di partecipare al dibattito sull’architettura, sul ruolo e sul futuro dell’evento Expo…

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28c35f36f16db10d4069893c3a88eecf sh Speciale EXPO 2015 a Milano, informati con i volumi Maggioli

EXPO 2008 Saragozza

Riccardo Dell’Osso , 2008, Maggioli Editore

La storia della città contemporanea evidenzia come sovente siano i grandi eventi espositivi, sportivi e culturali ad incidere sui modi e sui tempi del rinnovo urbano dando impulso alla trasformazione. In alcuni casi si è trattato di vere e proprie rivoluzioni urbanistiche capaci di…

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Pro e contro del Rent to Buy: 10 cose da sapere a cura del Notariato

Pro e contro del Rent to Buy: 10 cose da sapere a cura del Notariato

Il Rent to Buy, ossia l’affitto con diritto di acquisto, presenta vantaggi e svantaggi. Per informare gli attori della compravendita (venditore e acquirente), il Notariato ha preparato un decalogo con le 10 cose da sapere.

Oltre al decalogo, gli esperti del Notariato hanno realizzato anche uno schema di contratto tipo per il Rent to Buy, scaricabile gratuitamente.

Ecco allora le 10 cose da sapere assolutamente sul funzionamento e sulle tutele legali del Rent to Buy.

1. Cos’è il contratto di Rent to Buy?

Il Rent to Buy è un nuovo tipo di contratto in cui si fondono un contratto di locazione e un preliminare di vendita di un immobile. Significa che il proprietario consegna fin da subito l’immobile al conduttore-futuro acquirente, il quale paga il canone; dopo un certo periodo di tempo il conduttore può decidere se acquistare il bene, detraendo dal prezzo una parte dei canoni pagati.

Un esempio aiuterà a comprendere meglio il funzionamento del Rent to Buy.

Si consideri la vendita di un appartamento per il prezzo di 100.000 euro. Il canone mensile è convenuto in 1.000 euro mensili. Una parte di questo prezzo, ad esempio 500 euro, viene dato per il godimento del bene, come se fosse un normale affitto. E questa parte si “perde”, proprio come in una normale locazione. Il residuo, cioè i 500 euro mancanti, si imputano al prezzo (cioè sono come un acconto sul prezzo di vendita), per cui hanno come effetto quello di ridurre il prezzo finale di vendita. Se dopo 5 anni il conduttore deciderà di acquistare il bene non dovrà pagare 100.000 euro, ma 70.000 euro, perché 30.000 sono già stati pagati con parte dei canoni.

2. Il conduttore è obbligato a comprare la casa dopo il periodo di affitto? Entro quale termine potrà decidere di acquistarla?

No, la legge prevede che il conduttore abbia la facoltà ad acquistare il bene, ma non un obbligo.

Ovviamente le parti possono concordare che il conduttore sia obbligato ad acquistare, ma allora il contratto è diverso dal Rent to Buy.

Il termine entro il quale il conduttore potrà decidere di acquistare la casa è stabilito dalle parti, entro i dieci anni.

3. Quali sono i vantaggi e i rischi per chi vende?

Il vantaggio principale è la possibilità di trovare un numero più elevato di potenziali acquirenti.

Il rischio è che il conduttore decida di non comprare la casa. In tal caso, però, il proprietario può trattenere tutto o parte di quanto è stato pagato (e sarà una somma maggiore rispetto ad un normale canone di locazione). L’altro rischio è quello di trovarsi l’immobile occupato dal conduttore divenuto inadempiente e di dover fare ricorso al giudice per liberare il bene e venderlo ad altri.

4. Il proprietario, in caso di mancato acquisto o di mancato pagamento dei canoni dovrà intraprendere un procedimento di sfratto, con tutto quello che comporta in termini di tempo e di costi?

La procedura non è quella di sfratto, ma di rilascio del bene: molto più breve e meno costosa; ma il tempo di rilascio del bene dipende dai singoli tribunali.

Per poter seguire questa procedura sarà necessario prevedere apposite clausole nell’atto di Rent to Buy: il notaio saprà dare adeguati consigli.

5. Ci sono altre tutele che il venditore deve adottare?

È opportuno che il canone sia più elevato rispetto ad un normale canone di locazione e che la parte dei canoni che il proprietario potrà trattenere nel caso in cui non si arrivi alla vendita siano concordati in modo che il proprietario venga adeguatamente indennizzato per la mancata conclusione di altri affari.

Ciò indica anche la serietà dell’impegno del conduttore all’acquisto del bene.

6. Il conduttore è tutelato?

Si. La legge prevede la trascrizione nei registri immobiliari del contratto di rent to buy, che consentirà al conduttore di acquistare il bene libero da ipoteche, pignoramenti, o altre pregiudizievoli, che emergano dopo la trascrizione del rent to buy. La trascrizione ha una durata massima di 10 anni.

Questa tutela permane anche in caso di fallimento del venditore.

7. Cosa può essere oggetto del Rent to Buy? Anche gli immobili in costruzione?

Il Rent to Buy può avere ad oggetto qualsiasi immobile: appartamenti, autorimesse, cantine, negozi, uffici, capannoni e negozi. Persino terreni.

Può avere ad oggetto un immobile in costruzione. Tuttavia se il bene è allo stato grezzo, sarà necessario cancellare l’ipoteca che grava sul bene; è però possibile prevedere l’accollo del mutuo.

Per le imprese di costruzione il rent to buy potrebbe rappresentare un valido strumento per pagare le rate del mutuo originariamente contratto per la costruzione.

8. Per il Rent to Buy relativo ad un immobile in costruzione, se l’impresa fallisce il conduttore perde il proprio denaro?

No: il contratto di Rent to Buy continua anche in caso di fallimento del proprietario. Inoltre, la vendita non è soggetta a revocatoria fallimentare, se pattuita al giusto prezzo e si tratta di abitazione principale del conduttore o dei suoi parenti o affini più stretti.

9. Il conduttore/acquirente può riservarsi la nomina di un terzo in sede di rogito?          

Si, la legge è elastica sul punto e prevede la facoltà di riservarsi la nomina di un terzo come in tutti i contratti preliminari.

È anche possibile prevedere la cessione del contratto.

10. Quali imposte si pagano? Il Rent to Buy è conveniente?

Bisogna distinguere se chi concede il godimento in vista della futura vendita è un privato o un’impresa, e bisogna distinguere anche tra imposte dirette (a carico del proprietario/venditore) ed indirette (a carico del conduttore/acquirente).

Si deve, inoltre, tenere conto che non c’è ancora una disciplina specifica sul piano tributario.

In ogni caso, per valutare i vantaggi (o gli svantaggi) fiscali è necessario valutare la specifica posizione fiscale del venditore, facendo un’analisi economica e fiscale del singolo caso concreto.

Anche per questo motivo il cliente ha bisogno fin dall’inizio della collaborazione di un professionista. Naturalmente i notai italiani sono competenti a valutare l’operazione nel complesso ed a consigliare il cliente. La consulenza notarile consente di affrontare con completezza, serietà e professionalità, ogni singola questione fin dal momento iniziale così da evitare danni futuri.

Va precisato che nel periodo del godimento (paragonabile alla locazione), le imposte legate al possesso dell’immobile sono a carico del proprietario, come in qualsiasi contratto di affitto.

Le spese di trascrizione del contratto nei registri immobiliari sono, invece, a carico dell’acquirente, come le spese ed imposte dovute per l’atto di compravendita dell’immobile.

Di seguito lo schema di contratto tipo per il Rent to Buy (a cura del Notariato)

Fonte Notariato

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Stima immobiliare

Moncelli Massimo , 2015, Maggioli Editore

L’estimo immobiliare ha subito negli ultimi anni una profonda trasformazione e un conseguente rinnovamento, dovuto soprattutto alla diffusione degli Standard internazionali di valutazione che hanno imposto un’accelerazione al sistema, anche se contenuto al settore delle stime per…

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Geoplast, convegno su tecnologie costruttive per solai e fondazioni a Palestrina

Il 26 Marzo alle ore 17.00, presso la sede di IPD srl di Palestrina (RM), si svolgerà un convegno tecnico sulle nuove tecnologie costruttive per solai e fondazioni a cura dell’Ing. Matteo Canevarolo dell’azienda Geoplast S.p.A.

Il benessere abitativo è un criterio costruttivo entrato ormai a far parte della coscienza collettiva e a cui viene dato sempre più valore.

Da anni Geoplast S.p.A., azienda padovana leader nella produzione di sistemi in plastica per l’edilizia, si è fatta promotrice di nuovi metodi costruttivi più efficienti ed ecosostenibili che stanno ottenendo grande approvazione e successo in tutto il mondo. Per questo motivo Geoplast, grazie all’Ing. Matteo Canevarolo e a IPD srl, ha organizzato un convegno tecnico rivolto a progettisti e architetti in cui si affronteranno i problemi dell’edilizia, del benessere abitativo e della sicurezza sismica, proponendo poi delle soluzioni innovative per fondazioni e solai. In particolare si parlerà di gas radon, della sua pericolosità e di come sopperire al problema attraverso la progettazione e realizzazione di fondazioni ventilate con il sistema MODULO, portando come esempio alcuni interessanti casi studio.

La seconda parte del convegno verterà sulla sicurezza sismica e la progettazione e realizzazione di solai alleggeriti. Si inizierà illustrando le problematiche legate ai terremoti per poi passare all’esposizione delle principali soluzioni costruttive, focalizzandosi sulle caratteristiche e gli innumerevoli vantaggi degli alleggerimenti in plastica, che si potranno comprendere al meglio grazie ad alcuni esempi pratici dei nostri cantieri.

L’appuntamento è per giovedì 26 marzo alle ore 17.00 presso la sede di IPD srl di via Prenestina Nuova 307, Palestrina Roma (RM).

Per partecipare al convegno contattare l’Ing. Matteo Canevarolo all’indirizzo: matteo.canevarolo@geoplast.it

www.geoplast.it

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Realizzazione di una tettoia in legno: è nuova costruzione o pertinenza?

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C’è ancora tanta confusione nella classificazione delle opere edilizie di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, soprattutto quando si deve stabilire se trattasi di opera pertinenziale o di nuova costruzione, poiché il regime giuridico e le relative sanzioni sono sostanzialmente differenti tra loro per le diverse tipologie di intervento. In particolare, oggi analizziamo la realizzazione di una tettoia in legno.

Infatti, il proprietario di un immobile, in seguito all’acquisto di un posto auto scoperto pertinente alla sua casa di abitazione, provvedeva prima a recintarlo, previa denuncia di inizio attività, e poi a procedere con la realizzazione di una tettoia in legno a copertura dello stesso, dopo averlo comunicato al Comune che, con ordinanza gli intimava la rimozione dell’opera ritenuta abusiva, con obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, essendo la tettoia in legno priva del permesso di costruire.

Dal ricorso e dalla documentazione acquisita agli atti, risulta che la realizzazione di una tettoia in legno non sviluppa cubatura e non rientra tra gli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio subordinati a permesso di costruire, elencati dall’articolo 3, comma 1, lettera e) del citato d.P.R. n. 380 del 2001.

Stante la modesta dimensione della realizzazione di una tettoia in legno che non realizza uno sviluppo della cubatura, né un volume superiore al venti per cento del volume dell’edificio principale su cui si appoggia e in considerazione del carattere pertinenziale dell’opera, come desumibile dall’atto di compravendita che non contiene alcun riferimento alla destinazione di cortile del posto auto acquistato, i Giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che, nella specie, non fosse necessario acquisire il permesso di costruire.

Né l’invocato articolo 9 della legge 24 marzo 1989, n. 122, così come modificato dai successivi interventi legislativi, può essere interpretato nel senso di negare, da un lato la qualità pertinenziale dell’opera e dall’altro di esigere il previo rilascio del titolo edilizio, avendo la realizzazione di una tettoia in legno inciso sull’assetto edilizio preesistente.

Tale norma prevede, infatti, che i proprietari degli immobili possano realizzare nel sottosuolo o nei locali siti al piano terra dei fabbricati, parcheggi da destinare a pertinenza delle singole unità immobiliari, anche in deroga agli strumenti urbanistici e ai regolamenti edilizi vigenti e che l’esecuzione di tali opere sia soggetta a denuncia di inizio di attività.

Di conseguenza, pur trattandosi nella specie della realizzazione di una tettoia in legno di copertura di un posto auto come in precedenza descritto, pure nell’ipotesi di equiparazione alla costruzione di un parcheggio di cui all’articolo 9 predetto, sarebbe stata sufficiente la presentazione della DIA, senza la quale, l’articolo 37 del D.P.R. n. 380/2001 prevede comunque la sola sanzione pecuniaria a carico dell’inadempiente (Consiglio di Stato, Sezione VI, 26 gennaio 2015, n. 320).

 

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Progetti esecutivi di strutture e coperture in legno lamellare

Giuseppe Albano , 2010, Maggioli Editore

Il legno lamellare trova sempre più impiego nell’edilizia, grazie alle prestazioni che caratterizzano questo materiale: il peso ridotto, l’ elevata resistenza, la sostenibilità ambientale,cui si aggiungono la qualità dell’opera e l’economicità delle strutture.
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Infrastrutture: dal 2001 conclusa meno di una grande opera su 10

Infrastrutture: dal 2001 conclusa meno di una grande opera su 10

Sono trascorsi 14 anni dall’entrata in vigore della legge obiettivo n. 443 che fissa procedure e modalità per il finanziamento e la realizzazione delle infrastrutture strategiche per il Paese.

Complessivamente, a oggi, il denaro allocato per gli interventi programmati nel decennio 2002-2013 ammonta alla cifra astronomica di 285 miliardi di euro.

Nel 2015 il valore delle infrastrutture completate appartenenti alla programmazione del CIPE è di poco meno di 24 miliardi di euro. L’8% del totale. Equivale a dire che su 100 opere infrastrutturali, in 14 anni ne sono state completate 8. Per le altre 92 non è dato sapere.

E la situazione peggiora ulteriormente se si analizza solo la parte di infrastrutture che sono state approvate dal CIPE. In questo caso su 149 miliardi stanziati, il valore sul realizzato è di appena 6,5 miliardi (in percentuale un miserrimo 4,3%).

Il quadro sconfortante è stato illustrato durante la presentazione del rapporto sullo stato di attuazione della legge obiettivo, realizzato dal CRESME con la collaborazione del Servizio studi della Camera dei Deputati e l’ANAC (ex Autorità di vigilanza sui contratti pubblici).

Le opere sono ferme, ma i costi lievitano

Se le opere in lista languono, è vivace invece l’incremento dei costi che al 30 dicembre 2014 sono cresciuti del 40% rispetto a 10 anni fa. Infatti, da 62 miliardi di euro di costi stimati al 2004 siamo arrivati a superare quota 90 miliardi.

E la situazione non è molto migliore per le opere (16 in totale) per le quali sono stati sbloccati i fondi previsti nel Decreto Sblocca Italia. Secondo quanto indicato dal decreto, infatti, si sarebbe dovuto partire con i cantieri entro il 31 agosto 2015. In realtà, nei decreti di sblocco dei finanziamenti (provvedimenti interministeriali dell’Economia e delle Infrastrutture) i termini vengono “interpretati”. Traduzione: per la fine di agosto forse si riusciranno ad avere pronti i bandi di gara per affidare i lavori, altroché aprire i cantieri!

Ricordiamo che i progetti finanziati con lo Sblocca Italia comprendono lavori nelle città di Torino e Firenze, potenziamento della rete ferroviaria, nove interventi sulle reti autostradali e sugli aeroporti di Firenze e Salerno.

Anche sul BIM siamo in ritardo

Il rapporto sulla legge obiettivo mette in evidenza anche il ritardo con cui l’Italia si sta uniformando ai nuovi panorami di innovazione digitale per la progettazione e la gestione delle grandi opere. Pur senza nominarla, si sta parlando della metodologia BIM (Building Information Modeling) già molto diffusa in Oriente e nei Paesi anglosassoni e scandinavi, ma ancora in fase di germoglio nel Bel Paese.

Ai fini del recepimento (della nuova direttiva sugli appalti pubblici) appare opportuno tenere presenti gli scenari che si stanno delineando a livello internazionale e che sono strettamente collegati ai processi di innovazione che maturano nell’ambito dell’economia digitale”.

Il rapporto continua evidenziando che “Si tratta di processi che rivoluzionano in profondità l’intero ciclo di realizzazione delle infrastrutture, dalla progettazione alla gestione e che potrebbe dispiegare effetti positivi sia sul piano della riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere sia sul piano del miglioramento della compatibilità ambientale ed energetica”.

Insomma, come è stato evidenziato recentemente anche in occasione del BIM Summit 2015, organizzato da Harpaceas e dal Politecnico di Milano, si tratterebbe con l’impiego del BIM di avere costi e tempi certi, riducendo il rischio di contenziosi e di blocchi al cantiere … e con i dati a disposizione è un obiettivo che dobbiamo disperatamente cercare di raggiungere.

bim Infrastrutture: dal 2001 conclusa meno di una grande opera su 10

Il Building Information Modeling – BIM

Mario Caputi – Paolo Odorizzi – Massimo Stefani , 2015, Maggioli Editore

“La società contemporanea sta vivendo una profonda trasformazione dovuta alla diffusione delle Tecnologie dell’Informazione (IT) che stanno modificando radicalmente il modo di vivere, di lavorare, di produrre documenti e di scambiare informazioni. Anche l’industria…

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Architetto di quartiere, speriamo che non faccia la fine del poliziotto

Reggio-emilia

L’idea (bella) è del Comune di Reggio Emilia: l’ architetto di quartiere avrà di compito di rigenerare architettonicamente e socialmente i quartieri, di sviluppare la riqualificazione urbana, collaborando con gli abitanti e i cittadini.

Non è un compito facile quello dell’ architetto di quartiere, perchè in qualche modo il suo ruolo è anche psicologo. Deve ascoltare i bisogni dei cittadini e capire quelli del territorio, e insieme ai cittadini e alle associazioni, deve definire i progetti per la cura della città e della comunità, spingendo la cittadinanza a essere attiva. Dalla rigenerazione dei luoghi alla progettazione di eventi, attività e servizi, per aumentare le opportunità per le persone e migliorare la qualità urbana. Questi i suoi compiti.

A Reggio Emilia l’ architetto di quartiere è attivo da fine gennaio. Il lancio di questa nuova figura professionale fa parte di un percorso, “Idee e progetti per la città”, articolato in tre fasi:

Architetto di quartiere, le tra fasi di lavoro

La prima è la fase di ascolto, conclusa lo scorso 21 febbraio, durante la quale i partecipanti sono stati divisi in quattro macro-gruppi di lavoro, che corrispondono ai quattro quadranti della città (nord, sud, est, ovest) e in tavoli di lavoro, cioè i singoli quartieri/frazioni o a gruppi di quartieri/frazioni.
Proprio come all’Università.
Gli architetti di quartiere dovranno coordinare i tavoli di lavoro, e da queste tavole rotonde dovranno emergere le proposte progettuali per ciascun quartiere, in base alle proposte delle singole associazioni.

La seconda fase è quella di progettazione, che sarà strutturata in laboratori di cittadinanza, momenti di analisi dei problemi, quartiere per quartiere, e di costruzione delle soluzioni. I laboratori sono aperti ai cittadini e alle associazioni e si concludono con la firma di un patto di quartiere.

La fase di realizzazione è la terza e ultima, ed è quella in cui cittadini, associazioni e servizi del Comune lavoreranno insieme per realizzare concretamente ciò che è stato deciso.

Dalla prima fase a Reggio Emilia sono emerse già diverse proposte, che dovranno essere analizzate proprio dalla figura dell’ architetto di quartiere. L’architetto di quartiere ricorda il poliziotto di quartiere, di berlusconiana memoria, che però non ha funzionato molto bene perchè di fatto è stata un’iniziativa mai nata e mai partita. Speriamo che l’architetto di quartiere funzioni meglio e prenda piede davvero, a partire dal primo esempio di Reggio Emilia ad altre città.

 

36c5f6f5a3ddd74774e2e52d8b932b62 sh Architetto di quartiere, speriamo che non faccia la fine del poliziotto

Spazi verdi urbani e recupero delle città secondo la Legge 10/2013

Mario Di Nicola , 2013, Maggioli Editore

Il recupero delle città attraverso il miglioramento del patrimonio edilizio ed urbano, la riqualificazione degli edifici e la creazione di nuovi spazi verdi urbani, è il tema di maggior interesse per potenziare la qualità della vita, attraverso la salvaguardia dell’ambiente e del…

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Edifici a energia quasi zero, la tappa di Treviso è sold out

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Iniziamo il 2015 col botto: per la prima tappa dell’anno del Road Show Edifici 2020 Edifici a energia quasi zero in ambiente Mediterraneo, a Treviso il 27 marzo, i posti disponibili sono terminati. Oltre 600 i professionisti registrati, e stop alle iscrizioni. Il tour itinerante organizzato in collaborazione con ANDIL continua quindi ad avere successo. Grande attenzione per il convegno in cui i maggiori esperti di Edifici a energia quasi zero si confronteranno con la platea per indicare i problemi e fornire soluzioni adatte ad affrontare la sfida dell’efficienza energetica e della riqualificazione del nostro patrimonio edilizio. Dopo l’appuntamento di Treviso, il Road Show proseguirà con altre tre tappe per il 2015: L’Aquila, Bergamo, Asti. Clicca qui per avere tutte le informazioni.

Scarica il volantino Road Show Edifici 2020 Edifici a energia quasi zero, tappa di Treviso.

Sulla scorta dell’emanazione imminente dei nuovi decreti normativi sull’efficienza energetica, riparte il tour “Edifici a energia quasi zero verso il 2020”. Lo scorso anno, infatti, Edifici2020 ha registrato uno straordinario successo di pubblico, riscuotendo grande interesse da parte dei professionisti di settore. In 10 mesi di tour dell’edizione 2014 ovunque sono state coinvolti 14 aziende, 4.000 iscritti, più di 600 partecipanti per ogni tappa. Il nuovo tour di convegni sul tema Edifici a energia quasi zero del 2015 attraverserà l’Italia con 4 nuove tappe, la prima delle quali a Treviso, il 27 marzo, ma è già sold out!

L’iniziativa Edifici2020 Edifici a energia quasi zero mira a sensibilizzare i professionisti sul tema dell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente, sia di tipo pubblico che privato, in considerazione dell’obiettivo normativo di avere entro il 2020 un parco di edifici a consumo zero.

L’edizione 2015 è patrocinata da SAIE e supportata da alcune aziende produttrici di laterizio associate ANDIL.

 

Efficienza energetica ed edifici a energia quasi zero: le novità normative

Con i due decreti attuativi della L. 90/2013, relativi ai requisiti minimi degli edifici e alla certificazione energetica, si completa in Italia il recepimento della Direttiva “EPBD2”, dando il via alla “rivoluzione” dell’edificio di riferimento per il calcolo e la quantificazione delle misure di efficienza energetica.

Si tratta di un passaggio fondamentale per il futuro delle costruzioni in Italia, sulla scia del trend, in atto oramai dal 2005, orientato al contenimento dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti.Per iscriversi gratuitamente online è sufficiente cliccare su questo link e seguire le istruzioni.

 

Edifici a energia quasi zero in area mediterranea

Le problematiche trattate nel ciclo di incontri della seconda edizione di “Edifici a energia quasi zero verso il 2020” riguardano tanto il piano normativo, che quello tecnico/architettonico.

Dal punto di vista normativo, argomento di discussione sarà il modo in cui superare e/o integrare una legislazione che tende ad adottare modelli di tipo centro nord-europeo, modelli basati sull’idea che il contenimento dei consumi si attui solo con azioni di contenimento delle trasmissioni in periodo invernale. Se nella maggior parte dei Paesi europei il problema principale è quello di riscaldare gli edifici, e il contenimento dei consumi viene preso in considerazione per il periodo invernale, in Italia, caratterizzata in maniera preponderante dal clima Mediterraneo, è preponderante la problematica estiva e i crescenti costi per il raffrescamento.

Sul piano tecnico, saranno trattate:
– le problematiche di adattamento degli edifici esistenti a energia quasi zero in un contesto del nostro clima tipico, ricollegandosi al discorso sopra riportato;
– l’integrazione tra approccio formale e tecnologico.
– l’analisi delle possibili conseguenze indesiderate sul piano della qualità dell’aria degli ambienti confinati.

 

Edifici a energia quasi zero: tutte le tappe del 2015

La sfida che attende il mondo dell’edilizia è quella di promuove sul nostro territorio l’idea di un edificio NZEB (Near Zero Energy Buildings – Edifici a energia quasi zero), capace di coniugare risparmio e salubrità, temi affrontati anche in questa seconda edizione del tour.

I 4 eventi previsti rivolti a imprese, enti pubblici e a tutti i professionisti che operano nel settore dell’edilizia (sono in corso le procedure per riconoscere i Crediti Formativi Professionali ai partecipanti). L’organizzazione scientifica del tour è affidata a docenti universitari e membri di ANCE, ENEA e delle Commissioni UNI e CTI impegnati da anni nella produzione di norme su tali tematiche all’interno di comitati normatori nazionali e internazionali (CTI, UNI e CEN).

Treviso, 27 marzo (posti esauriti)
L’Aquila, 8 maggio clicca qui per iscriverti
Bergamo, 25 giugno clicca qui per iscriverti
Asti, 13 novembre clicca qui per iscriverti

Per tutte le informazioni  sul tour sugli edifici a energia quasi zero, visita Edifici2020.it.

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Completamento funzionale delle opere abusive, questo sconosciuto

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La domanda di sanatoria ai sensi dell’articolo 39 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, presuppone il completamento funzionale delle opere abusive prima del 31 dicembre 1993. Ma cosa si intende per completamento funzionale? A questa domanda si sono avvicendate risposte e interpretazioni di ogni genere.

Cosa si intende per completamento funzionale delle opere abusive?

Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento attraverso la legislazione di riferimento e la giurisprudenza di merito.

In un caso similare, il Comune – sul presupposto che, dalla documentazione fotografica prodotta, si rileverebbe che l’opera abusiva non sarebbe stata ultimata, mancando il solaio di copertura – ha respinto la domanda e, a norma dell’art. 7 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, ha ingiunto la demolizione del manufatto.

La norma di riferimento per il completamento funzionale delle opere abusive è l’articolo 31 della legge n. 47 del 1985 che, nel consentire la sanatoria delle opere abusive ultimate entro una certa data, stabilisce che “si intendono ultimati gli edifici nei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura, ovvero, quanto alle opere interne agli edifici già esistenti e a quelle non destinate alla residenza, quando esse siano state completate funzionalmente”.

Per costante giurisprudenza, il Consiglio di Stato ha stabilito che il completamento funzionale delle opere abusive richiede anche il completamento della copertura (Consiglio di Stato, Sezione V, 19 ottobre 2011, n. 5625; Consiglio di Stato, Sezione IV, 9 febbraio 2012, n. 683).

Secondo i rilievi effettuati dal funzionario responsabile del Comune “risultano solo appoggiate sulle murature perimetrali le parti componenti il solaio, vale a dire pignatte in laterizio e travetti in c.a. precompresso, mancando il getto del calcestruzzo e la conseguente impermeabilizzazione”.

Questi rilievi dimostrano che la copertura del manufatto non era stata completata e rendono superflua qualunque istruttoria volta ad acquisire la pratica di sanatoria, poiché non confortano, ma – nella parte in cui dichiarano il mero appoggio alle pareti di elementi strutturali e la mancanza della gettata di calcestruzzo dimostrano che l’opera abusiva non può considerarsi completata.

La comunicazione di avvio del procedimento, ex art. 7 della legge n. 241 del 1990, non è dovuta nel caso di procedura iniziata a istanza di parte, come nel caso di specie (Consiglio di Stato, Sezione V, 24 luglio 2014, n. 3928).

Per il completamento funzionale delle opere abusive neppure è dovuta la comunicazione del preavviso di rigetto, ex art. 10 bis della medesima legge, quando il procedimento abbia inizio su istanza di parte e sia connotato da specialità (Consiglio di Stato, Sezione VI, 17 dicembre 2013, n. 6042).

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Catasto digitale, procedure telematiche: pronti, partenza, via

Catasto digitale

Al via la sinergia tra professionisti tecnici e Agenzia delle Entrate per raggiungere la frontiera del catasto digitale. A dichiararlo ufficialmente è stato ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi: “Entro giugno sarà varato un provvedimento per cui il DOCFA, il catasto dei fabbricati, sarà solo online: già ora il 75% delle comunicazioni sono online vogliamo arrivare al 100% anche perché sono pratiche che fanno i professionisti”.

La dichiarazione è giunta nel convegno “Catasto digitale: semplice veloce e trasparente” (organizzato dall’Agenzia delle Entrate, dagli Ordini di Ingegneri e Architetti della Provincia di Roma)  svoltosi nella mattinata di ieri a Roma. Nei fatti, a partire dal prossimo mese di giugno, gli atti di aggiornamento catastali dovranno essere inviati dai professionisti iscritti con procedura telematica.

La novità esplicitata dal direttore Orlandi è stata disposta mediante un provvedimento direttoriale, il prot. 2015/35112 (scaricalo qui), destinato al potenziamento dell’informatizzazione dell’amministrazione finanziaria: tale procedura  diventerà appunto obbligatoria a decorrere dal prossimo 1° giugno. Ad usufruirne saranno i professionisti iscritti negli ordini e/o collegi professionali, utilizzando le modalità indicate con il provvedimento del Territorio del 22 marzo 2005. Si tratta, essenzialmente e tra le altre, delle dichiarazioni per l’accertamento delle unità immobiliari, delle dichiarazioni di variazione dello stato, della consistenza e della destinazione di unità immobiliari già censite e delle dichiarazioni di immobili non produttivi di reddito urbano.

La creazione di un catasto digitale – ha sottolineato nel corso del convegno romano il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, rivolgendosi alla platea dei professionisti –  è un lungo percorso che ci ha visti e ci vede protagonisti, per favorire la modernizzazione del procedimento amministrativo aumentando il livello di compartecipazione e di trasparenza. Mi auguro, quindi, che la nostra collaborazione sia costante e fattiva, perché il confronto e il dialogo permettono di perseguire le soluzioni più idonee per un fisco equo e giusto”.

Consulta la nostra Pagina speciale sulla Riforma del Catasto.

Nel corso del convegno Franco Maggio, direttore centrale Catasto e Cartografia, e Carla Belfiore, direttore regionale del Lazio hanno presentato gli strumenti digitali adottati e gli strumenti formativi destinati ai professionisti per favorire il passaggio alla completa informatizzazione dei servizi.

“Il lavoro comune fra architetti, ingegneri, geometri e rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate che abbiamo svolto nel Lazio – ha spiegato Fabrizio Pistolesi, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia – ha portato a definire le prassi più efficaci per rendere il catasto e le sue procedure più efficienti e ci consente oggi di mirare meglio la formazione specifica dei professionisti con notevoli vantaggi sul piano dei tempi e della riduzione degli errori“.

Leggi anche l’articolo Equità fiscale: obiettivo possibile o utopia per la riforma del catasto?

In chiusura, ecco una dichiarazione di Carla Cappiello, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma: “Giornate come questa sono importanti momenti di formazione e di scambio di informazioni tra professionisti di ogni ambito che possono dare il supporto all’informatizzazione delle procedure tramite la propria e quotidiana esperienza lavorativa” .

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La riforma del catasto fabbricati

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Costruzioni in cemento armato, competenza ai Geometri solo se accessorie

Costruzioni in cemento armato, competenza ai Geometri solo se accessorie

Anche se di piccola entità, la progettazione e la direzione lavori di costruzioni civili in cemento armato è preclusa ai Geometri. Si arricchisce di un nuovo capitolo il romanzo (infinito) sulle competenze progettuali di Geometri, Ingegneri ed Architetti.

Ad aggiungere un nuovo tassello alla questione è il Consiglio di Stato con la sentenza n. 883 del 23 febbraio 2015. I Giudici di Palazzo Spada si sono pronunciati sul ricorso degli Ingegneri contro una delibera comunale che forniva degli indirizzi operativi relativi alle competenze professionali dei Geometri in materia edilizia.

Ebbene, il Consiglio di Stato delimita nel testo della sentenza l’alveo entro il quale le attività di progettazione e di direzione lavori nel settore delle costruzioni competono ai Geometri iscritti regolarmente all’albo.

Non solo, i Giudici di Palazzo Spada specificano che a prescindere dall’importanza della costruzione civile (quindi, anche se si tratta di una modesta costruzione), la competenza è riservata ai soli Ingegneri e Architetti quando si adottano strutture in cemento armato.

Modeste costruzioni civili e non, cemento armato e competenze
Richiamando una giurisprudenza ormai consolidata, il Consiglio di Stato specifica che la progettazione e la direzione lavori di opere civili in conglomerato cementizio e le costruzioni in zona sismica esulano dalla competenza dei Geometri, trattandosi qualunque ne sia l’importanza di attività riservata solo a Ingegneri e Architetti.

Solo le opere in cemento armato relative a piccole costruzione accessorie, continuano i Giudici, rientrano nella competenza dei Geometri, risultando in questo caso ininfluente che il calcolo del cemento armato sia stato affidato a un Ingegnere o a un Architetto.

In buona sostanza, la competenza dei Geometri è limitata alla progettazione, direzione e vigilanza di modeste costruzioni civili, con esclusione di quelle che comportino l’adozione, anche parziale, di strutture in cemento armato.

Solo in via eccezionale è possibile derogare da questa disposizione, ma solo se si tratta di piccole costruzioni accessorie nell’ambito di edifici rurali o destinati alle industrie agricole, che non richiedano particolari operazioni di calcolo e che per la loro destinazione non comportino pericolo per le persone.

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