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Recupero periferie urbane: altri 500 milioni in arrivo (Renzi dixit)

Recupero periferie urbane

500 milioni in più per gli interventi volti a “rammendare” le periferie delle nostre città: ad annunciare lo stanziamento è direttamente il premier Matteo Renzi nel corso di un intervento a Roma nella sede dei Musei Capitolini all’evento “Italia, Europa: una risposta al terrore”. Il finanziamento sarà immediatamente destinato alle città metropolitane: i progetti in materia dovranno essere presentati entro la fine dell’anno e realizzati nel corso del 2016. Tali fondi sono inseriti all’interno dei 2 miliardi in più inseriti in extremis nella Manovra 2016: 1 miliardo alla sicurezza, con fondi per il personale, cyber intelligence e difesa e 1 miliardo alla cultura ( Bonus da 500 euro per i diciottenni per spese destinate alla formazione, 2 per mille alle associazioni culturali e, appunto, ulteriori risorse per il rammendo urbano).

La politica estera oggi si fa partendo dal modo in cui si governano le periferie – ha affermato il premier riferendosi in maniera molto puntuale all’attualità -, se in passato facevi l’assessore all’urbanistica o il responsabile degli affari europei, oggi di fronte a ciò che stai accadendo o hai uno sguardo ampio, una strategia politica, o non sei in grado di dare una risposta profonda e all’altezza delle sfide”.

Renzi ha di fatto effettuato un richiamo esplicito al termine “rammendo urbano” concetto elaborato dall’archistar Renzo Piano e posto al centro di una sua proposta concreta: un richiamo che può essere inteso anche come una correzione di tiro rispetto al bando delle periferie pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 26 ottobre (stanziati 194 milioni in tre anni per progetti di recupero sociale e culturale): per analizzare i punti fondamentali che compongono il mosaico complessivo del piano leggi l’articolo Recupero delle periferie: le 4 cose da sapere per partecipare.

In merito al provvedimento è giunto negli scorsi giorni il punto di vista (negativo) degli architetti, i quali hanno, nello specifico, criticato i criteri per selezionare i progetti, plasmati su parametri esclusivamente quantitativi.

Sensazioni positive invece intorno all’annuncio dei nuovi fondi per 500 milioni: il presidente del CNAPPC Leopoldo Freyrie ha affermato che trattasi di “una operazione che gli architetti italiani sollecitano da tempo poiché un grande progetto d’investimento di idee sulle città è, soprattutto, un grande investimento sociale. Si scelgano però i progetti sulla base della qualità e non su complicati meccanismi burocratici”.

Reazioni positive sono inoltre giunte dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU): “I 500 milioni di stanziamento appena annunciati dal presidente del Consiglio per la riqualificazione delle nostre periferie – afferma Silvia Viviani, Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica – sono un’ottima notizia. Anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica è convinto che il contrasto all’esclusione sociale da cui spesso nascono i germi della criminalità e del terrorismo passi per la predisposizione di azioni che combattano il degrado sconfortante che talora si riscontra in alcune aree delle nostre città. Tanto ne siamo convinti che sosteniamo la necessità che la rigenerazione urbana diventi una pratica sostenuta da una programmazione costante e diffusa sul territorio. Non bisogna accontentarsi di lasciarla a buone pratiche sporadiche, tanto lodevoli quanto isolate. Occorre far  convergere risorse pubbliche e private, incentivi e investimenti. La proposta dell’INU – prosegue Viviani – è di potenziare gli Ecobonus che tanto bene stanno rendendo nell’ambito del rinnovo delle unità immobiliari ed  estenderli alla scala della città, per la rigenerazione di quartieri e complessi urbani“.

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Norbert Lantschner al #MeetMaggioli: i tecnici ai tempi dei social network

Norbert Lantschner al #MeetMaggioli: i tecnici ai tempi dei social network

Il 16 dicembre a Bologna l’appuntamento è con il primo #MeetMaggioli, evento esclusivo dedicato al mondo della professione tecnica ai tempi di internet e di social network. Maggioli Editore in collaborazione con Ediltecnico, il quotidiano online per professionisti tecnici, organizza un momento di incontro e di confronto con i suoi autori e con chi è interessato a comprendere cosa significa veicolare contenuti e sapere tecnico oggi. Non a caso, infatti, il payoff di #MeetMaggioli è “Essere Autori Digitali nel Terzo Millennio”.

All’incontro parteciperà Norbert Lantschner, presidente di Fondazione ClimAbita e direttore scientifico del tour Innovare l’Involucro che si è appena concluso a Roma la scorsa settimana.

“I Social Network e internet sono diventati per me uno strumento indispensabile”, dice Lantschner, dicendosi sbalordito degli enormi passi avanti fatti dalla tecnologia della comunicazione in questi ultimi anni: “In tantissimi settori della nostra società  le offerte della moderna tecnologia dell’informazione sono diventati essenziali”.

Anche nel settore della libera professione tecnica, oggi, l’impiego del Web e degli strumenti Social è sempre più diffuso e pervasivo, rendendo più facile reperire informazioni e rispondere ai quesiti della committenza. “Ma come ogni cosa, anche queste opportunità possono nascondere delle insidie”, mette in guardia Lantschner. “Occorre fare attenzione a non farsi travolgere dalla valanga di notizie e dati” che ogni istante la Rete produce e offre al lettore-consumatore. “Trasparenza e pensiero autonomo” sono per il fondatore dell’Agenzia CasaClima i principali pregi di internet.

In occasione del #MeetMaggioli, Norbert Lantschner terrà una relazione che avrà come fulcro il racconto della conoscenza in maniera empatica. “Il tecnico oggi”, ci spiega, “non può più permettersi di parlare solo un linguaggio da iniziato per iniziati”. Il rischio è di non venire compresi o, peggio, di essere fraintesi.

Si tratta di un aspetto fondamentale per ingegneri, architetti, geometri e professionisti del nostro tempo. Comunicare bene è vitale per fare capire meglio a tutti quali sono le più grandi sfide del nostro tempo: l’energia e il clima, protagoniste di Innovare l’Involucro.

“Alla COP 21 di Parigi dobbiamo prendere finalmente il treno giusto per una riduzione efficace e forte delle emissioni di gas climalteranti.  L’edilizia può dare un contributo essenziale per tutelare il clima. Per questo il Tour “Innovare l’involucro” era centrato e ha aiutato ha diffondere con le aziende leader del settore, consapevolezza e Know How per rendere concreto gli obiettivi dell’abitare. Ed è proprio la qualità dell’involucro che determina il comfort e l’efficienza energetica di una casa. In tutte le tappe del tour si percepiva un attivo interesse da parte dei professionisti. È un importante segnale che ci troviamo sulla strada del cambiamento”.

L’appuntamento è dunque fissato per il 16 dicembre a Bologna. Vuoi partecipare anche tu al #MeetMaggioli? Se sei un professionista tecnico e sei appassionato ai temi della comunicazione specialistica tramite gli strumenti web, manda la tua candidatura e il tuo curriculum alla nostra redazione con una email a ediltecnico@maggioli.it, potresti diventare anche tu protagonista del cambiamento.

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Servizi di Architettura e Ingegneria, gli Ingegneri fanno il punto

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Il CNI ha pubblicato una serie di osservazioni sulle Linee guida per l’affidamento di Servizi di Architettura e Ingegneria messe a disposizione dall’ANAC. In particolare, e in generale (perché queste sono le informazioni contenute nell’inquadramento generale, cioè il punto 1), non può essere richiesta alcuna cauzione, provvisoria o definitiva, per partecipare a una gara d’appalto con oggetto la redazione della progettazione e del piano di sicurezza e di coordinamento. Nel determinare l’importo del corrispettivo da porre a base di gara è obbligatorio fare riferimento ai criteri fissati dal decreto n. 143 del 31 Ottobre 2013.
È obbligatorio riportare nella documentazione di gara il procedimento adottato per il calcolo dei corrispettivi posti a base di gara, per evitare che una sottostima dell’importo dei servizi da affidare sia elusiva delle soglie di importo previste dal Codice e dal Regolamento per il ricorso a procedure più rigorose.

In attesa del nuovo codice dei contratti pubblici, la determina n. 4/2015 è un fondamentale ausilio alle PA nell’atto di affidare correttamente gli incarichi di progettazione e/o di servizi di ingegneria e architettura, uno strumento fondamentale per reindirizzare il mercato secondo direttive più virtuose e salutari per l’intero comparto:
selezione di progetti di qualità,
– apertura del mercato dei lavori pubblici,
esternalizzazione dei servizi di architettura e ingegneria al di fuori delle stazioni appaltanti,
– riduzione dei ribassi eccessivi negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria con il criterio del prezzo più basso,
garanzia dei compensi dei professionisti negli appalti integrati per il tramite diretto del rapporto con le stazioni appaltanti,
– maggiore trasparenza negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria.

In più, il Consiglio nazionale degli ingegneri ha pubblicato un documento che contiene un bilancio degli effetti della determinazione 4/2015 dell’Autorità anticorruzione sulle nuove Linee guida per l’affidamento dei servizi di Architettura e Ingegneria.

Gli ingegneri sottolineano il fatto che state accolte le proposte avanzate nel corso della consultazione pubblica del 2014 dalla Rete delle Professioni Tecniche, proposte atte a superare le distorte applicazioni delle normative vigenti da parte delle stazioni appaltanti. In attesa del nuovo codice dei contratti pubblici, tale determina diventa un fondamentale ausilio alle PA nell’atto di affidare correttamente gli incarichi di progettazione e/o di servizi tecnici.

Il testo degli ingegneri si sviluppa in 8 punti, l’inquadramento generale più gli altri 7:

Affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 euro
L’ANAC ammette la possibilità di affidamento diretto nel caso di importi inferiori a 40.000 €, secondo la procedura di cui all’art. 125, comma 11, del Codice. Nell’ipotesi di utilizzo del criterio del prezzo più basso, per evitare che i risparmi conseguiti a seguito di forte ribassi sul prezzo possano avere ricadute negative sulla qualità dell’opera, viene confermata la possibilità di ricorrere all’esclusione automatica dalla gara delle offerte di cui all’art. 124, comma 8, del Codice.

Affidamento di incarichi di importo superiore a 100.000 euro
La determina consente di valutare il fatturato globale per servizi espletati nell’arco temporale di dieci anni (i migliori 5 del decennio precedente invece degli ultimi) e di considerare l’organico medio annuo del personale tecnico utilizzato su base quinquennale invece che triennale, come del resto è previsto dal Regolamento.
Riferendosi ai requisiti di fatturato, invece, l’Autorità considera congruo e proporzionato un requisito non superiore al doppio dell’importo a base di gara, richieste più alte dovranno essere debitamente motivate in relazione a specifiche esigenze e non superare comunque il limite di 4 volte l’importo.

Classi, categorie e tariffe professionali
Per la nuova classificazione dei servizi professionali prevista dall’art. 8 del DM 143 e alla comparazione tra nuova e previgente previgente normativa, ai fini della qualificazione per la partecipazione alla gara, le attività svolte per opere analoghe a quelle oggetto dei servizi da affidare sono idonee a comprovare i requisiti se il grado di complessità è almeno pari a quello dei servizi da affidare.

Criteri di aggiudicazione
In materia di aggiudicazione, per gli affidamenti superiori a 100.000 € viene confermata l’obbligatorietà del ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, come espressamente indicato all’art. 266 del Regolamento.

Indicazioni sull’applicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa
Relativamente alla valutazione del prezzo, l’ANAC ribadisce che occorre fare riferimento alla formula prevista dall’allegato M al Regolamento, la quale penalizza il punteggio assegnato a offerte di ribasso superiori alla media, disincentivando i concorrenti a formulare ribassi eccessivi ai quali possano corrispondere progetti di scarsa qualità. Con riferimento alla soglia di massimo ribasso previsto dall’ Art. 266, comma 1, lettera C del DPR 207/2010, l’ANAC sostiene che questo limite non può essere previsto.

Verifica e validazione della progettazione
Per la verifica e la validazione dei progetti, l’Autorità richiama l’importanza acquisita da queste attività nell’ambito della contrattualistica pubblica dopo l’emanazione del Regolamento di attuazione del Codice e definisce i contenuti relativi alle attività di verifica e validazione secondo quanto previsto dallo stesso Regolamento.

Affidamento dei concorsi di progettazione e di idee
Nel bando occorre specificare il costo presunto che la stazione appaltante prevede per la realizzazione dell’opera posta a concorso, e i concorrenti devono fare riferimento a questo dato nella redazione delle proposte progettuali. Nei concorsi, di progettazione o di idee, bisogna adottare criteri di valutazione di carattere qualitativi e specificatamente legati al progetto, sulla base degli obiettivi stabiliti dal documento preliminare alla progettazione. Non possono essere previsti elementi di natura economica nella fase di prequalifica.

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Per i piccoli impianti fotovoltaici arriva il modello unico

impianti fotovoltaici

È scattata ieri la nuova procedura semplificata per realizzare, connettere e avviare i piccoli impianti fotovoltaici aderenti o integrati sui tetti degli edifici. Modalità più snelle e veloci grazie al modello unico approvato dal Ministero dello Sviluppo economico con il decreto 19 maggio 2015.

Impianti fotovoltaici sui tetti: cosa cambia
La novità è rivolta agli impianti installati presso clienti finali già dotati di punti di prelievo in bassa tensione (dove non ci sia ulteriore produzione fotovoltaica) e per i quali sia anche richiesto l’accesso al regime di scambio sul posto. Gli impianti devono essere aderenti o integrati sui tetti degli edifici e non necessitare di atti amministrativi di assenso (sono esclusi per esempio gli edifici tutelati o nei centri storici): devono inoltre avere potenza nominale fino a 20 kW e non superiore a quella già disponibile in prelievo.

Ricordiamo che lo scambio sul posto consente al proprietario di un impianto di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non autoconsumata, per poi prelevarla in un momento differente da quello in cui avviene la produzione. Il meccanismo è governato dal Gse.

La struttura del modello
Il modello si configura a tutti gli effetti come “unico” poiché sostituisce tutti quelli eventualmente adottati dai Comuni, dai gestori di rete e dal Gse, riducendo, di molto, i diversi adempimenti fino a questo momento previsti. A partire da ieri sono solo 2 due i passaggi da effettuare a livello procedurale: comunicazione preliminare e di fine lavori, tutte e due nei confronti di un’unica interfaccia, ovverosia l’impresa distributrice sulla cui rete insiste il punto di connessione esistente.

La prima parte del modello contiene i dati del proprietario (o di chi ha titolo per presentare la comunicazione), i dati catastali dell’immobile e la descrizione dell’intervento (allegato lo schema dell’impianto). Entro 20 giorni dalla ricezione, dopo una serie di verifiche, l’iter si avvia in automatico. Il corrispettivo da versare è di 100 euro.

La seconda parte del modello va inviata una volta completati i lavori: questa parte contiene le informazioni su marca e modello dei moduli, degli inverter, dei sistemi di protezione interfaccia e degli eventuali sistemi di accumulo installati. Inoltre contiene la dichiarazione di conformità dell’impianto alle disposizioni normative  di riferimento, e di presa visione e accettazione del regolamento di esercizio e del contratto di scambio sul posto con il Gse.

Leggi anche l’articolo I 5 vantaggi che rendono il fotovoltaico decisivo anche nel 2015.

Il parere degli esperti
“Se ricorrono tutti i requisiti previsti, l’utente dovrà ora dialogare soltanto con il gestore di rete, ad esempio, l’Enel – spiega Davide Valenzano, responsabile affari regolatori del Gse (Gestore dei servizi energetici) – sarà poi quest’ultimo a interagire con Comuni e Regioni per quanto concerne l’iter autorizzativo, con Terna per la registrazione anagrafica dell’impianto sul portale Gaudì, e con il Gse per l’attivazione del servizio di scambio sul posto”.

“Oltre a semplificare e velocizzare la tempistica, il modello unico può evitare al proprietario anche l’eventuale extra-costo richiesto dall’installatore per il supporto amministrativo», aggiunge Damiano Cavallaro, ricercatore dell’Energy strategy group del Politecnico di Milano.

Interessante constatare come sia compatibile con lo scambio sul posto la detrazione fiscale del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, che copre gli interventi di risparmio energetico (l’installazione di impianti basati su fonti rinnovabili) realizzati anche in assenza di opere edilizie propriamente dette. Ricordiamo che la detrazione è prorogata dalla Legge di Stabilità a tutto il 2016 (con limite massimo di spesa agevolabile di 96mila euro per unità abitativa).

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Sistemi solari fotovoltaici

Alessandro Caffarelli, Giulio De Simone, Mario Stizza , Alessio D’Amato , 2013, Maggioli Editore

Il volume è una guida completa alla progettazione degli impianti fotovoltaici. Il testo mostra l’architettura di un sistema fotovoltaico, fornendone gli elementi necessari per il corretto dimensionamento, sia per sistemi fissi che a inseguimento solare, descrivendone approfonditamente…

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Dichiarazione IVA agevolata per le ristrutturazioni: il nuovo dossier di Ediltecnico

Dichiarazione IVA agevolata per le ristrutturazioni: il nuovo dossier di Ediltecnico

A tutti i nostri lettori segnaliamo la pubblicazione di un nuovo dossier che integra e arricchisce lo speciale dedicato ai regimi agevolati IVA per i lavori edilizi (manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, ristrutturazione, restauro e recupero, abbattimento barriere architettoniche ecc.).

Il nuovo dossier contiene le istruzioni per la compilazione della dichiarazione di IVA agevolata completa dei modelli fac simile da scaricare per inoltrare la domanda e l’elenco della documentazione che va allegata.

Consulta il nuovo dossier Dichiarazione IVA agevolata – Cosa c’è da sapere

Ricordiamo che è sempre disponibile il pratico ebook interamente dedicato al tema dell’IVA in edilizia, best seller di Ediltecnico realizzato da Lisa De Simone.

copertina iva Dichiarazione IVA agevolata per le ristrutturazioni: il nuovo dossier di Ediltecnico

Iva in edilizia: come applicarla

Lisa De Simone , 2014, Maggioli Editore

Questo ebook affronta in modo operativo le problematiche relative alla gestione dell’IVA nel mondo dell’edilizia e degli immobili,Oltre al commento delle singole fattispecie è presente, per maggiore supporto pratico, una sezione di casi risolti. L’esposizione viene…

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2016, l’anno dei 2 Bonus Mobili: quale utilizzare? Le differenze

Bonus Mobili 2016

Il 2016 sarà l’anno del doppio Bonus Mobili? Secondo quello che si può leggere sul testo della Legge di Stabilità 2016 passato attraverso il vaglio del Senato alla fine della scorsa settimana parrebbe proprio di sì: un doppio bonus sull’acquisto di mobili che permetterà ad alcune categorie di utenti di scegliere l’incentivo più conveniente.

Ma cerchiamo di fare chiarezza sulle misure che in queste ore sono sottoposte all’ultimo esame da parte della Camera dei deputati.

Bonus Mobili/1
– L’incentivo classico (già in vigore in questi anni) è quello legato alle ristrutturazioni edilizie;
Detrazione 50% su una spesa massima di 10mila euro (ovviamente da spalmare 10 rate annuali come detrazione in dichiarazione dei redditi);
Ne possono fruire i contribuenti che beneficiano della detrazione (anch’essa pari al 50% e in via di proroga per tutto il 2016) per le ristrutturazioni edilizie (a partire dalla manutenzione straordinaria). Ad esempio: rifacimento del bagno con sostituzione delle tubature, rifacimento dell’impianto elettrico con interessamento dei muri;
– Oltre al proprietario dell’immobile su cui insistono i lavori, possono fruire dell’incentivo anche l’usufruttuario o il coniuge convivente non proprietario;
– Gli arredi devono essere collocati nella casa ristrutturata, non necessariamente nelle stanze dei lavori;
– Le spese agevolate sono quelle per i mobili e i grandi elettrodomestici, come frigoriferi, lavatrici o lavastoviglie, che siano di classe almeno A+ (o a A per i forni);
– Pagamenti validi: bonifico bancario parlante, bancomat, carta di credito.

Per ulteriori info sul Bonus mobili classico leggi l’articolo Bonus Mobili 2016: 5 dubbi risolti.

Bonus Mobili/2
La novità 2016 (ormai certa) è quella del bonus mobili dedicato alle giovani coppie.
– Sarà applicato ad una spesa massima di 16mila euro, sempre in modalità 50% da spalmare su 10 anni;
– Il meccanismo di detrazioni andrà a toccare soltanto l’acquisto dei mobili eseguito tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2016;
– Per poterne fruire sarà necessario soddisfare i seguenti requisiti: essere una coppia sposata o convivente “more uxorio” da almeno tre anni, con uno dei componenti di età non superiore a 35 anni. Il Bonus è ovviamente condizionato all’acquisto di una casa da destinare ad abitazione principale. Pertanto beneficiari della misura sono soltanto le coppie acquirenti di una casa.
– Rimane il dubbio sulle modalità di pagamento idonee alla fruizione del bonus e su alcuni nodi applicativi ancora insoluti. Ad esempio: come documentare la convivenza “more uxorio” da almeno tre anni? Entro quale arco temporale va stipulato il rogito?L’abitazione e gli arredi possono essere acquistati da uno solo dei componenti? Si attende il testo definitivo della misura per capire se tali dubbi applicativi saranno chiariti oppure no, pena il farraginoso (se non impossibile) utilizzo della misura incentivante.

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Contabilizzazione individuale del calore: mero costo o investimento redditizio?

Contabilizzazione del calore: mero costo o investimento redditizio?

L’installazione dei dispositivi per la termoregolazione e per la contabilizzazione individuale del calore può essere percepita dall’utente in due modi differenti: un fastidioso intervento obbligatorio oppure un investimento che consentirà di ottenere risparmi significativi sulle spese per il riscaldamento.

L’investimento, inteso come l’impiego iniziale di un capitale per raggiungere uno scopo finale in termini di profitto economico e di altri vantaggi personali, nel caso della contabilizzazione ha un tempo di recupero che, seppur variabile caso per caso, di solito è abbastanza breve (entro i 4-5 anni). E i vantaggi individuali in termini di comfort ambientale si hanno fin da subito, grazie alla possibilità di regolare autonomamente la temperatura di ogni singolo locale della propria unità immobiliare.

Comprensibilmente però, molti italiani residenti in edifici condominiali con riscaldamento centralizzato percepiscono la contabilizzazione del calore come un obbligo: il d.lgs.102/2014 ha recepito la Direttiva europea 27/2012 con grande ritardo, di fatto lasciando meno di 30 mesi per l’adeguamento di tutti gli impianti termici del nostro Paese. I ritardi del legislatore italiano, con un decreto approvato in zona cesarini, altro non fanno che alimentare la sensazione che valvole e ripartitori siano solo l’ultima bizzarra imposizione dell’Unione europea. Anche perché l’informazione istituzionale è totalmente assente e l’utente finale non ne capisce i benefici (consulta anche il dossier completo sulla contabilizzazione individuale del calore e termoregolazione)

Al contrario, senza attendere una direttiva comunitaria in passato molti altri Paesi avevano già imposto ai loro cittadini la contabilizzazione individuale, consapevoli dei risparmi che essa comporta per gli utenti e per la spesa energetica nazionale. E non si tratta solo dei soliti Paesi considerati virtuosi e ai quali guardiamo sempre con un pizzico di invidia (Germania, Francia e Paesi scandinavi in testa): anche in Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovenia e Croazia, ad esempio, la contabilizzazione individuale del calore è una realtà consolidata ormai da anni o addirittura decenni.

Oggi gli edifici di tipo condominiale che in Italia si sono già dotati di valvole termostatiche e ripartitori rappresentano il 30% circa del totale. I risultati sul campo di interventi ben progettati e realizzati a regola d’arte evidenziano cifre più che soddisfacenti: i risparmi sulle spese per il riscaldamento sono notevoli e si attestano tra il 15 e il 40%.

Ma attenzione: quando si parla di risparmi occorre essere chiari. Grazie alle valvole termostatiche la caldaia centralizzata non lavora più sempre a pieno regime perché gli utenti diminuiscono il prelievo di calore dall’impianto condominiale sulla base delle proprie necessità. Questo porta a un consumo di energia complessivo inferiore rispetto al passato, pertanto è la spesa totale del condominio che risulta ridotta delle percentuali sopra citate. In seguito alla ripartizione della spesa tra le varie unità immobiliari, poi, i benefici individuali saranno molto differenziati perché, a fronte di utenti che hanno gestito le valvole termostatiche in maniera accorta ottenendo grandi risparmi, ce ne saranno altri che hanno invece mantenuto una temperatura elevata nei propri locali o che hanno dispersioni maggiori, conseguendo quindi risparmi molto più contenuti.

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La contabilizzazione del calore negli edifici con riscaldamento centralizzato

R. Colombo, F. Zerbetto , 2015, Maggioli Editore

Il decreto legislativo n° 102/2014, con il quale il Governo Italiano ha recepito la direttiva 2012/27/UE, ha reso obbligatoria la misurazione individuale del calore consumato negli edifici.

In particolare la contabilizzazione indiretta, applicabile agli…

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Trasmittanza serramenti: niente modifiche in Lombardia fino al 2017

Lombardia: niente modifiche alla trasmittanza dei serramenti fino al 2017

La giunta di Regione Lombardia ha approvato venerdì scorso una importante modifica alle norme relative l’efficienza energetica degli edifici contenute nella delibera n. 3868 dello scorso 17 luglio.

In particolare, è stato dato l’OK allo slittamento di un anno, al 1° gennaio 2017, dell’entrata in vigore dei valori di trasmittanza termica indicati per la sostituzione dei serramenti.

In pratica, dunque, per tutto il 2016 anche in Lombardia i valori, in caso di riqualificazione energetica, saranno analoghi a quelli previsti per accedere alla detrazione fiscale del 65% che il Governo ha prorogato ancora per tutto il prossimo anno (leggi la notizia).

Trasmittanza serramenti: severa in Lombardia

Il problema dell’entrata in vigore già nel 2016 delle disposizioni della delibera di luglio riguarda le prestazioni di trasmittanza serramenti richiesta che sono assai più severe di quelle previste per l’erogazione delle agevolazioni fiscali collegate all’ecobonus. Un tema serio per le aziende produttrici che, come ha dichiarato UNICMI, li adottano come standard qualitativo a cui fare riferimento nell’impostare la propria offerta commerciale: ossia quelli necessari affinché i committenti possano ottenere la detrazione fiscale riconosciuta per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, pari a U (W/m2K) 1,8 per la zona climatica E e di U (W/m2K) 1,6 per la zona climatica F.

Positivo il commento degli addetti ai lavori a questa notizia. “Questa decisione, ha commentato il presidente dell’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei serramenti, Riccardo Casini, “rappresenta un importantissimo risultato per l’intera filiera industriale dei serramenti”.

Ricordiamo che proprio UNICMI ha inviato al Governo un memorandum in 8 punti sui miglioramenti dell’ecobonus 2016, tra cui l’estensione dell’agevolazione ai beni non strumentali e la possibilità di recuperare il credito d’imposta in 5 anni anziché in 10.

Sul tema dell’efficienza energetica degli edifici la nostra Redazione segnala a tutti i lettori la nuovissima pagina con il dossier sulla progettazione e certificazione energetica aggiornata ai decreti 26 giugno 2015 e arricchita con le ultime FAQ dei professionisti.

13141 Trasmittanza serramenti: niente modifiche in Lombardia fino al 2017

Progettare e riqualificare per l’efficienza energetica

F. Russo, G. Messina, J. Gorgone , 2015, Maggioli Editore

Il libro affronta il tema dell’efficientamento energetico del costruito e della progettazione degli Edifici a Energia
Quasi Zero attraverso l’evoluzione della normativa e l’esposizione di esempi di buone pratiche e progetti svolti. Il
volume ha le caratteristiche…

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De Albertis (ANCE) a Ediltecnico: grandi opere non sono sinonimo di malaffare

Claudio De Albertis, presidente nazionale ANCE

Va sgombrato il campo da una pericolosa tentazione che vede il termine “Grandi Opere” sinonimo di malaffare, corruzione e opacità del sistema. Ne parla convinto Claudio De Albertis, presidente nazionale dei costruttori italiani di ANCE, intervistato in esclusiva sul dibattito aperto dal nostro quotidiano sul rapporto tra infrastrutture, grandi eventi e condivisione con la pubblica opinione.

Si tratta di un rapporto oggi diventato difficile in cui si moltiplicano i movimenti “NO” che si oppongono alla realizzazione di opere e infrastrutture o all’organizzazione di eventi di respiro internazionale.

Mauro Ferrarini. La tentazione sarebbe quella di classificare tali iniziative come tentativi di boicottaggio “a prescindere” con connotazioni politiche. Eppure è fuori di dubbio che le recenti e continue rivelazioni su malaffare e opacità nel mondo degli appalti abbiano scavato un solco: da un lato la politica e il mondo imprenditoriale, dall’altro la comunità che vede con cinico sospetto (spesso non ingiustificato) ogni tentativo di dare il via a opere anche di importanza strategica. Avverte anche lei questo clima?

Claudio De Albertis. Il consenso del territorio intorno alle opere infrastrutturali rappresenta spesso un elemento estremamente problematico che se non ben gestito rischia di diventare uno dei grandi ostacoli alla loro realizzazione. Soprattutto quando l’opinione pubblica e il comune sentire vengono fortemente condizionati dall’evidenza di ripetuti episodi di corruzione, legati a importanti interventi infrastrutturali, e finiscono per essere utilizzati come ulteriore elemento di dissuasione.

La realizzazione di un’opera ha invece un’importanza fondamentale per lo sviluppo economico, la competitività e la qualità della vita di un territorio.

Tutti gli indicatori economici e sociali lo dicono chiaramente: il gap infrastrutturale italiano è una delle zavorre che pesano maggiormente sulla capacità del nostro Paese di agganciare la ripresa.

È chiaro quindi che bisogna spezzare il binomio che vede nella costruzione di un’infrastruttura solo uno spreco di denaro pubblico o, peggio, un regalo al malaffare.

Mauro Ferrarini. Ma cosa fa ANCE per assicurare che il mondo imprenditoriale legato al settore delle costruzioni non presti il fianco ad accuse e sospetti di collusione con un certo mondo politico?

Claudio De Albertis. A tal fine, l’ANCE propone da tempo misure specifiche di contrasto a questi fenomeni, molte delle quali hanno trovato piena corrispondenza all’interno del disegno di legge delega per il recepimento delle nuove direttive europee. A cominciare dalla necessaria semplificazione normativa, per superare l’attuale caos legislativo che ha giustificato il frequente ricorso alle deroghe alle norme e alla nomina di commissari straordinari. Va detto con chiarezza, infatti, che i poteri extra ordinem andrebbero utilizzati solo per far fronte a vere emergenze, impreviste e imprevedibili, come quelle dovute alle calamità naturali.

Alla semplificazione del quadro delle regole deve, poi, necessariamente accompagnarsi una revisione e un rafforzamento dei momenti di controllo procedurale e una maggiore qualificazione e responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti nella realizzazione delle opere.

Mauro Ferrarini. Il dibattito aperto da Francesco Rutelli si basa sulla proposta di una programmazione di ampio respiro dei progetti di interesse pubblico con la partecipazione di professionisti ed enti pubblici e un’ampia condivisione delle scelte strategiche con la popolazione interessata in una sorta di debat publique. Come giudica questa proposta: velleitaria o concreta?

Claudio De Albertis. È una proposta interessante. Partendo dal presupposto che è ai soggetti pubblici che spetta in via esclusiva la decisione e la responsabilità politica delle scelte finali sulle opere da inserire nella programmazione, non c’è dubbio che il contributo di idee progettuali da parte dei professionisti, soprattutto nelle fasi iniziali, rappresenti un valore importante. Al tempo stesso è necessario, fin dalla fase di ideazione dell’opera, istituire un meccanismo di coinvolgimento della popolazione interessata, comunicando gli obiettivi dell’intervento e acquisendo così il consenso intorno alla sua realizzazione. Solo in questo modo si possono prevenire i contenziosi futuri.

Mauro Ferrarini. Concretamente, come si dovrebbe organizzare lo strumento di condivisione pubblica perché sia efficace?

Claudio De Albertis. Il modello potrebbe essere quello del débat public francese, che demanda a un’autorità indipendente e altamente specializzata il compito di regolare la consultazione dei soggetti interessati. Tale confronto potrebbe svolgersi sulla base dello studio di fattibilità approvato o della prima bozza di progetto preliminare, in modo tale che diventino un orientamento per le scelte progettuali che verranno adottate e convalidate successivamente nella conferenza dei servizi. Ricostruire il dialogo, infatti, è la sfida più difficile da affrontare, ma è anche condizione necessaria che può segnare una svolta nella storia e nella cultura italiana del fare infrastrutture.

Mauro Ferrarini. Un altro elemento di discussione si basa sulla c.d. Legacy delle opere create per un evento di dimensioni internazionali come è stato EXPO a Milano. Per i mondiali di nuoto a Roma l’eredità sono state delle vere e proprie cattedrali nel deserto, mentre a Milano il dibattito è aperto a testimonianza che non si è pensato ex ante al destino delle opere realizzate. In questo contesto i costruttori italiani si sentono parte in causa o ritiene che il destino delle strutture debba dipendere esclusivamente da scelte operate dalla Politica?

Claudio De Albertis. Il futuro delle opere realizzate in occasione di grandi eventi, e non solo, è strettamente legato alla qualità della progettazione. Un buon progetto nasce, infatti, da una chiara visione dello sviluppo sociale ed economico che l’opera, una volta completata, potrà e dovrà realizzare. E deve puntare non soltanto a minimizzare il costo di realizzazione, ma anche quello di gestione e manutenzione, due aspetti spesso trascurati da una progettazione superficiale e miope. Troppo spesso, infatti, soprattutto nei grandi eventi, le opere acquistano significato solo nella fase di realizzazione, perdendolo, poi, nella fase gestionale. Per questo motivo, sebbene sia compito della politica indicare la funzione che un intervento deve svolgere per il territorio, il coinvolgimento delle imprese sarebbe auspicabile. Nella fase esecutiva della progettazione, infatti, la presenza imprenditoriale potrebbe offrire maggiore chiarezza al conseguimento degli obiettivi che le amministrazioni coinvolte vogliono perseguire.

Mauro Ferrarini. Un suo parere sulla riforma degli appalti pubblici. Il presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, la descrive come la chiave di volta per dare impulso al Paese, rimarcando il ritorno della centralità del progetto come elemento caratterizzante. Lei che dice?

Claudio De Albertis. La riforma degli appalti pubblici è senza dubbio uno strumento determinante ai fini della  ripresa e di un salto di qualità del settore. Molti dei principi in essa contenuti, d’altronde, sono in linea con quanto da tempo auspicato dall’Ance. A tale scopo sarà necessario che il testo finale risponda pienamente alle esigenze di semplificazione delle norme e eliminazione dei tanti vincoli che pongono le imprese italiane in posizione svantaggiata rispetto ai concorrenti europei. Sono pienamente d’accordo sul fatto che la progettazione sia il momento centrale per la realizzazione di un’opera nel rispetto dei tempi e costi preventivati. Per questo, è positivo che la delega di modifica del codice degli appalti si ponga come obiettivo proprio la valorizzazione della fase progettuale, promuovendo il progressivo uso di strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione elettronica e informativa per l’edilizia e le infrastrutture (BIM), così come ha indicato l’Europa. Come ANCE siamo pronti ad accogliere questa sfida, nella consapevolezza, però, che solo con un’azione sinergica tra professionisti, imprese e amministrazioni sia possibile riuscire a realizzare questa rivoluzione nel campo degli appalti.

Mauro Ferrarini. Si sta discutendo in questi giorni della Legge di Stabilità 2016, finalmente espansiva dopo anni di rigore reso necessario dal perdurare della crisi. Anzitutto, ritiene che sia stato giusto dare questa impostazione alla manovra o pensa che una maggiore “prudenza” nei conti sarebbe stata una scelta più saggia?

Claudio De Albertis. Di prudenza nei conti pubblici ne abbiamo avuta anche troppa, in materia di infrastrutture. Dal 2008 a oggi, le scelte di bilancio, contenute nelle varie leggi di stabilità che si sono succedute, hanno imposto una riduzione di stanziamenti per infrastrutture pari al 43%. Nello stesso periodo le risorse stanziate per spese correnti sono aumentate, invece, di circa il 12%. Stessa tendenza, ancora più amplificata, si è registrata nelle spese effettive sostenute dai comuni nel corso degli stessi anni, con tagli del 47% nelle spese per investimenti e un aumento del 17%  per quelle correnti. Come si vede, quindi, c’è chi ha pagato più di altri il risanamento dei conti pubblici.

Mauro Ferrarini. Mi dica un contenuto della finanziaria che le piace e una che stralcerebbe volentieri subito.

Claudio De Albertis. L’attuale legge di stabilità consente di superare questo paradosso introducendo due importanti novità: il superamento del patto di stabilità interno e l’accelerazione della spesa per gli investimenti, grazie alla richiesta all’Europa della clausola di flessibilità per investimenti infrastruttura. Questo disegno potrà consentire una spesa aggiuntiva in infrastrutture, nel 2016, di almeno 3,5 miliardi di euro. Più che norme da stralciare, mi piacerebbe vedere nella stabilità che sarà approvata, un maggiore coraggio dell’azione del Governo sul settore immobiliare, puntando sulla rigenerazione delle città e sull’efficientamento energetico. Per raggiungere questo obiettivo si deve sostenere, attraverso incentivi fiscali mirati, l’acquisto di abitazioni in classe energetica elevata, superando così le sperequazioni esistenti che, nei fatti, privilegiano le compravendite di immobili usati, spesso inadeguati e energivori. In questo modo si raggiungerebbero due importanti risultati: rilanciare gli investimenti in edilizia e rinnovare il patrimonio immobiliare delle nostre città.

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Rapporto Rifiuti Urbani 2015: le valutazioni dell’ISPRA

Rapporto Rifiuti Urbani 2015: le valutazioni dell’ISPRA

È stato pubblicato nelle scorse settimane il Rapporto ISPRA Rifiuti Urbani 2015, giunto alla sua diciassettesima edizione, e frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Servizio Rifiuti dell’ISPRA, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art. 189 del d.lgs. n. 152/2006. Il Rapporto effettua una vera e propria radiografia sull’intero sistema di gestione rifiuti all’interno del Paese.

Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, il rapporto cerca di fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

I dati del rapporto sono aggiornati all’anno 2014, in merito a produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale.

Un’istantanea che offre vari spunti di lettura in materia di gestione rifiuti: nel 2014 infatti, a livello complessivo la produzione di rifiuti ha visto un leggero incremento, arrivando a poco più di 29,65 milioni di tonnellate, un aumento dello 0,3% rispetto al 2013 ma sempre meno di ciascun anno del precedente triennio 2010-2012. In leggera crescita anche la produzione pro-capite dei rifiuti, che nel 2014 è pari a 487,8 chili per abitante all’anno. Anche in questo caso il valore è leggermente superiore a quello del 2013 (486,5 chili all’anno procapite). Non si assiste pertanto a nessuna riduzione di rifiuti prodotti, con qualche passo avanti registrato in merito alla gestione dei rifiuti urbani.

I segnali più positivi si registrano con riferimento alla raccolta differenziata, che vede un miglioramento nell’ultimo anno, sia in valori assoluti (13,4 milioni di tonnellate) sia in percentuale rispetto al totale dei rifiuti prodotti, che arriva al 45,2%, in aumento di circa 3 punti percentuali rispetto al 42,3% del 2013 (12,5 milioni di tonnellate). Il tasso di raccolta differenziata rimane tuttavia largamente inferiore agli obiettivi target che erano stati indicati nel 2006 per il periodo 2006-2012. Ad esempio, l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata era il tasso che si prevedeva di raggiungere entro il 2008, mentre entro il 2012 si sarebbe dovuti arrivare al 65%.

Ovviamente nella scomposizione regionale dei dati affiorano alcune eccellenze: Veneto e Trentino Alto Adige oltrepassano infatti gli obiettivi-soglia giungendo al 67,6% e 67% per cento.

Per una visione completa della situazione della gestione rifiuti in Italia si consiglia di scaricare il Rapporto ISPRA Rifiuti Urbani 2015 integrale: all’interno una disamina approfondita suddivisa in sezioni tematiche (con in appendice il quadro regionale).

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Recupero dei rifiuti e procedure semplificate

Busà Massimo, Cimellaro Antonino , 2014, Maggioli Editore

Nella vasta normativa in tema di rifiuti un posto preminente occupano le procedure semplificate che sono state oggetto nel tempo di svariati interventi giurisprudenziali e legislativi tra i quali ultimi si segnalano le disposizioni inserite, nel corpo dell’art. 216 del D.Lgs. 152/2006, dal…

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